Da Caravaggio a José de Ribera. Monte urge di una Pinacoteca o un Museo d’Arte

La presentazione dell’ultima edizione del libro di Michele Cuppone su “Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro”,  Campisano Editore, Roma 2023, ha fatto il punto sulla scomparsa a Palermo dell’opera del nostro maggiore pittore Caravaggio (1571-1610), il cui ritrovamento ancora oggi se ne parla, e che ha avuto come protagonista il nostro concittadino Libero La Torre Carabiniere del Nucleo Operativo della Tutela dei Beni Culturali, il quale ha profuso tutto il suo tempo e il suo impegno  nel ritrovare il dipinto del Caravaggio trafugato  a Palermo  il 17-18 ottobre del 1969.

Un impegno e una ricerca che purtroppo ancora oggi lasciano molti interrogativi irrisolti in quanto l’opera è ancora nelle mani di chi l’ha rubato, tanto da far intervenire non solo personaggi del mondo    culturale, quanto la presenza della mafia siciliana. In ogni modo durante la presentazione del libro di Cuppone,  con la partecipazione della conduttrice Rosita Zucaro, del concittadino Libero La Torre e del Sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo d’Arienzo, si è tenuto a sottolineare che l’opera d’arte è l’espressione massima della bellezza del mondo e che ogni città acquista valore e identità proprio attraverso la conservazione e la presenza delle opere d’arte, di cui è espressione l’artista ma anche la storia e la cultura della città che le ospita. Come nel caso di Palermo dove l’opera della Natività del Caravaggio ha dato notorietà alla città e al suo autore. Del resto ogni città acquista valore e identità proprio attraverso la presenza del suo patrimonio storico-artistico, come nel caso della città di Monte Sant’Angelo, di cui alcuni  autori parlano di una ipotetica presenza del Caravaggio proprio qui a Monte Sant’Angelo in visita  al nostro Santuario.

Ma ciò, vero o falso, non fa diminuire l’importanza che la città micaelica ha avuto nel corso della sua storia, come del resto, a proposito della presenza di grandi artisti, dobbiamo constatare che nel Palazzo del nostro Municipio abbiamo ben due opere di grandi artisti dell’età di Caravaggio e precisamente un’opera del Perugino (1448-1523) e un opera di José de Ribera detto lo Spagnoletto (1591-1652). Opere che purtroppo nemmeno i possessori hanno veramente conoscenza  e coscienza del grande valore artistico  che esse hanno.  Un patrimonio che purtroppo spesso è incustodito, senza che vi sia una  vera e propria cura  nel preservarlo in maniera tale da non compromettere lo stato di conservazione. E mi riferisco per esempio alle due opere che oggi possiamo ammirare all’interno del Palazzo Municipale della Città, un tempo sede dell’antico monastero dei Benedettini, fondato, come vuole la tradizione, dal Beato Salla, monaco celestino del XIV secolo, il quale fu il primo ad occuparlo. Storicamente il Monastero dei Benedettini fu abitato dall’arcivescovo Giovanni Maria del Monte di Monte S. Savino (1545-1550), che divenne poi papa Giulio III.

All’interno di alcune Sale del Municipio, vi sono oggi diverse opere pittoriche, fra cui una bellissima tela attribuita a PIETRO VANNUCCI, detto il PERUGINO (1448-1523), maestro di RAFFAELLO (1483-1520), in cui vengono raffigurate  Santa Barbara e Santa Lucia, e un’altra opera attribuita a JOSÉ DE RIBERA, detto    LO SPAGNOLETTO (1591-1652), raffigurante un Cristo con la corona di spine, nonché altri quadri raffiguranti personaggi di epoca, fra cui una raffigurazione di San Francesco. L’attribuzione del Cristo sofferente allo Spagnoletto, anima della cosiddetta “scuola dei tenebrosi” è ispirata alla originale arte pittorica di Michelangelo da Caravaggio. Afferma a tale proposito Ciro Angelillis: “Detto dipinto ha un’espressione così profonda di dolore da colpire vivamente che vi rivolge lo sguardo. Nei muscoli contratti di quel volto straziato, in quei grandi occhi velati di lacrime e fortemente iniettati di sangue è trasfuso tutto lo spasimo del martirio del divino Maestro.

Lo Spagnoletto, che fu uno dei più potenti e vigorosi tra i pittori napoletani del  seicento, si distinse soprattutto per una singolare perizia nelle immagini dolorose del Nazareno e dei Santi Martiri e in generale nelle scene sacre di supplizi e di torture.  Ond’è che non può essere lontano dal vero chi, come noi, ammette che il nostro quadro rappresentante la testa di Cristo con la corona di spine, sia da assegnarsi precisamente alla mano del Ribera”.  Dello stesso parere è stato il prof. Antonio Ciuffreda in Uomini e fatti della Montagna dell’Angelo, Monte Sant’Angelo 1989, il quale così scrive: “Tra le opere artistiche presenti nella nostra Città merita di essere segnalato il quadro raffigurante la testa di Cristo incoronato di spine, attribuito a Josè de Ribera detto lo Spagnoletto, conservato nella sede del Comune, ma originariamente esposto nella chiesa dei Cappuccini”. A tale proposito l’avv. Matteo Giuffreda, in un articolo pubblicato su l’Attacco  di Foggia,  del 16 maggio 2023, ha fatto presente che il quadro ha bisogno di urgentissimo restauro, al fine di esporlo, secondo noi,  in una sede più confacente alla sua importanza, fra cui un Museo o Pinacoteca Civica.

Del resto una città senza un luogo emblematico della bellezza, come una Pinacoteca o un Museo d’Arte non può ambire ad essere capitale né dell’Italia né della Puglia.

La Politica deve essere l’espressione non solo di interessi particolari, quanto di interessi  generali della città, che ha nella cultura e nella bellezza i suoi punti di riferimento. Per questo da più di anni chiedo ad alta voce l’istituzione di una Pinacoteca Civica o di un Museo d’Arte Moderna e Contemporanea al fine di creare le basi per una città veramente all’altezza del riconoscimento UNESCO.  Ciò che del resto è scritto a chiare lettere nel Dossier di Presentazione della Candidatura di Monte Capitale della Cultura Italiana 2025 e oggi Capitale della Puglia 2024.

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